Per secoli gli studiosi hanno fatto ipotesi e tentativi di posizionamento di questa antica e sfuggente Via romana riportata su un documento di eccezionale valore quale la Tabula Peutingeriana. Davvero singolare il fatto che proprio alle porte della capitale dell’impero si fosse eclissata una via di comunicazione interessante tutta la fascia costiera laziale da Ostia Antica a Terracina per oltre millecinquecento anni.
Si possono invocare come attenuanti il fatto che la Via non fu una vera consolare per cui risultava lastricata solo a tratti e, per di più, soggetta nei secoli ad asportazione di manufatti per riutilizzo in edifici discosti o che una lapide rivendicasse opere di manutenzione sulla spiaggia di Ardea, ma che la moderna critica riconosce come frutto di una collocazione inappropriata.
Nell’alto medioevo mancata manutenzione, ripetute incursioni saracene e infine l’arrivo della malaria portarono allo spopolamento del territorio ed all’instaurarsi di foreste e piscine paludose, con rari spazi erbosi per le greggi transumanti, sotto cui sparì la Severiana.
Per vari osservatori e studiosi del territorio nei secoli dal ‘700 al ‘900 sembrò che l’unico tragitto possibile della Via fosse dato dal cordone di dune lungomare: alto, asciutto, baciato dal sole!
Negli ultimi anni diversi studiosi hanno iniziato ad avere dei dubbi sollecitati in parte anche dalle discrepanze con le misure date dalla Tabula. Si tornò a considerare un percorso “interno” e lo studio della Prof.ssa P. Brandizzi Vittucci una ventina di anni fa ne costituì l’ipotesi più accreditata.
L’Autore concorda con vari punti di tale ipotesi e fornisce una differente versione di altri sulla base di una interpretazione e decodificazione di alcuni segnali lasciati sul terreno ai bordi della fantomatica Via e trascurati da studi precedenti.
Per esempio, fornendo un preciso significato ai siti di Acciarella e della colonna nel bosco di Sabaudia (loc. Madonnella) si perviene al corretto posizionamento delle stazioni di Clostris e Turres Albas da una parte e di Circeios dall’altra. E ancora: avendo a disposizione dei siti praticamente puntiformi si è potuto operare una verifica con l’ausilio GPS fornito da Google Earth.
L’analisi del posizionamento delle tombe di Circeii (Torre Paola) ha portato ad eliminare l’abusato discorso di una città collegata con la Via da solo un diverticolo e a ritenere che la Severiana stessa sfiorasse il centro fino alla Cala dei Pescatori/Terme/Canale Neroniano.
Frutto di tutte queste varie considerazioni è stato un tentativo di lay-out della Via in perfetto accordo con le lunghezze fornite dalla Tabula tra le stazioni e del suo del suo sviluppo totale.
Ad eccezione di Circeii le varie stazioni tendono a mantenersi più o meno lontane dai centri che dovevano servire principalmente per non costringere il tracciato a deviazioni aliene dallo spirito di linearità caratteristico delle strade romane: anche qualche centinaio di metri risparmiato era prezioso per chi doveva andare a piedi!
Per non seguire il curvilineo andamento della costa o per evitare aree paludose sarà allora giocoforza che le stazioni di Anzio e Astura ricadano a due-tre chilometri dai rispettivi centri.
La “statio” di Anzio ci risulta così posizionata nel Comune di Nettuno circa in zona Colle Oppio, alle spalle del Cimitero di Guerra Americano.
Astura trova posizione mezzo miglio a Sud dell’Acciarella e Clostris sull’antico Colle Parito, entrambe ricadenti sul Comune di Latina.
Si collocano nel Comune di Sabaudia due stazioni: ad Turres Albas a ridosso del Rio Martino e Circeios poco a Sud di Molella davanti ad uno stradone che porta alla Villa di Domiziano.
Infine la stazione di ad Turres ai piedi del Circeo in loc. La Mola, Comune di S. Felice.
Oliviero Mizzon