In una risoluzione legislativa approvata mercoledì, i deputati hanno stabilito la posizione del Parlamento per i negoziati con i ministri dell’UE.
L’Unione europea sta attualmente aggiornando le norme sul controllo sulle esportazioni di prodotti a duplice uso (beni e le tecnologie destinati a scopo pacifico in circostanze civili, ma che possono essere utilizzati anche per la costruzione di armi di distruzione o attentati terroristici, dual-use in inglese), per tenere il passo con le nuove tecnologie e impedire ai regimi autoritari di spiare i propri cittadini con l’aiuto di prodotti europei.
Tali prodotti sono già soggetti al regime di controllo delle esportazioni dell’UE. Le nuove regole aggiungerebbero alcuni strumenti di cyber-monitoraggio all’elenco dei prodotti che devono essere approvati dalle autorità nazionali prima di essere esportati. Si tratta di dispositivi per intercettare telefoni cellulari, violare computer, bypassare password o identificare utenti di internet, utilizzati per spiare oppositori politici e attivisti in tutto il mondo.
Tra le misure approvate dal Parlamento figurano:
una protezione più completa della privacy e della libertà di riunione, inserendo nella legge criteri e definizioni chiari;
l’obbligo per gli esportatori di prodotti che non sono elencati nella nuova legge, ma che potrebbero essere utilizzati per violare i diritti umani, di assicurarsi che le loro merci non cadano in mani sbagliate, rispettando le linee guida dell’OCSE in materia di “due-diligence”;
la richiesta alla Commissione europea di pubblicare, prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, delle linee guida per le imprese dell’UE;
la possibilità di recepire rapidamente le nuove tecnologie nella legislazione;
la creazione di condizioni di parità tra gli Stati membri, ad esempio grazie all’introduzione di sanzioni analoghe in caso di violazioni, e rendendo più trasparenti le decisioni delle autorità nazionali in materia di controllo delle esportazioni;
l’eliminazione delle tecnologie di cifratura dall’elenco dei prodotti di cyber-monitoraggio, in quanto essenziali per l’autodifesa dei difensori dei diritti umani.
La risoluzione è stata approvata con 571 voti favorevoli, 29 contrari e 29 astensioni.
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