Come Valentino Orsolini Cencelli scoprì Sabaudia


valentino orsolini cencelli
Presidente O.N.C.
Valentino Orsolini Cencelli

Un giorno, nel mese di aprile 1933, lasciammo la “carrareccia” che portava alla chiesetta di S.Maria della Sorresca, e piegammo verso Sud per un viottolo. Ma, a mano a mano che avanzavamo il sentiero diveniva sempre più stretto, sì da dover procedere veramente a fatica fra gli sterpi e le piante di rovi che erano più alti della testa. Il mio cavallo, nonostante le sollecitazioni, ad un tratto rifiutò di avanzare. Praticamente eravamo rimasti prigionieri della vegetazione, né si intravedeva un punto dove poter sfondare.
Mi alzai allora in piedi sulle staffe ed apparve ai miei occhi uno spettacolo stupendo: avanti a me era tutta una grande distesa di erica fiorita che arrivava sino al lago; alla mia sinistra il Circeo splendeva nel sole in tutta la sua imponenza e di fronte, in una frattura delle dune, si vedeva il mare. Eravamo verso il tramonto ed il giallo dell’erica, l’azzurro del lago e del mare, la massa verde scuro del Circeo, formavano un quadro di incomparabile bellezza.
E li pensai potesse sorgere la città.
Annodai ad un arbusto un fazzoletto come segnale di riconoscimento. Il guardiano, sceso da cavallo, lavorò un bel po’ per rompere e tagliare la vegetazione, onde permettere ai cavalli di potersi girare e prendere la via del ritorno. Arrivai a Littoria molto tardi; cercai L’ing. Savoia, gli dissi del luogo che avevo scoperto e lo pregai di recarsi il giorno dopo ove avevo lasciato il fazzoletto e, con una squadra di operai, di fare un taglio in croce per avere una migliore cognizione delle adattabilità del terreno per la nuova città, avvertendolo che due giorni dopo mi sarei recato sul posto. Quando tornai, vidi confermata la mia prima impressione, e proprio dove ero stato fermato dalla boscaglia sorge, oggi la torre di Sabaudia.